Implantologia dentale osteointegrata

Il costo di un impianto dentale

Tra le cure odontoiatriche, quella che forse desta maggior interesse nei pazienti è l’implantologia. Le preoccupazioni più spesso mostrate in merito a questo tipo di prestazione però non riguardano tanto l’intervento in sé.

Infatti, che si stia pianificando una implantologia a carico immediato o un impianto post estrattivo, al dunque la domanda che più spesso viene rivolta per prima è in merito ai prezzi dell’implantologia dentale.

Mi rendo conto che al giorno d’oggi gli aspetti economici devono essere purtroppo ben considerati, ma a mio avviso affrontare un argomento così delicato solo sulla base dei costi è un errore. Costi bassi difficilmente possono tradursi in terapie di successo nel lungo termine.

Un primo punto su cui discutere è la complessità dell’intervento. La presenza di osso in spessori inadeguati richiede tassativamente procedure di rigenerazione ossea perimplantare: in tali casi i costi sono maggiori che nel caso di spessori sufficienti. Come pure più onerose sono procedure di implantologia postestrattiva immediata e gli impianti a carico immediato.

Un secondo punto su cui discutere è la affidabilità dell’impianto. Un impianto made in Cina evidentemente avrà costi inferiori rispetto ad uno Straumann (made in Svizzera) o ad un Intra-Lock (made in USA). Il materiale, il titanio, è lo stesso per tutti, ma cambiano la precisione degli accoppiamenti con la componente protesica come pure gli investimenti in ricerca e follow-up.

Questo è il motivo per cui spesso capita di osservare impianti ancorati bene all’osso, ma con protesi che si svitano di continuo o, peggio, fratture delle viti protesiche o degli stessi impianti.

Se non si vogliono avere brutte sorprese bisogna impiegare materiali affidabili (e perciò costosi) considerando che le fixtures non sono viti da ferramenta, ma dispositivi medici che vanno nell’osso, nel vostro osso.

Infine c’è da considerare che un impianto dentale dovrebbe essere eseguito da un implantologo esperto e consapevole. Aggiornamento continuo e tempo dedicato all’elaborazione di un corretto piano terapeutico da parte dell’odontoiatra si traducono in soldi ben spesi da parte del paziente.

Come diceva uno spot pubblicitario di tanti anni fa: “meditate gente, meditate”!

Controindicazioni all’implantologia dentale

Oggi l’implantologia dentale è una pratica estremamente diffusa. Ma prima di intraprenderla un implantologo deve valutare accuratamente il paziente perché esistono condizioni generali o locali che possono rappresentare in modo assoluto o relativo una controindicazione per un intervento di implantologia.

I fattori di rischio generali o sistemici per l’implantologia sono condizioni patologiche che, interessando l’intero organismo, possono dunque condizionare negativamente i processi di guarigione e di osteointegrazione anche nel cavo orale:

  • Diabete mellito scompensato
  • Chemioterapia antiblastica in atto
  • Radioterapia recente
  • Assunzione di difosfonati, usati nella terapia dell’osteoporosi, del morbo di Paget, ecc. (l’osteoporosi di per sé è stata considerata in passato un fattore di rischio significativo: i dati attualmente disponibili non autorizzano a considerare l’osteoporosi un fattore di rischio)
  • Morbo di Paget
  • Immunodepressione

in tali casi l’intervento d’implantologia dentale andrà evitato o comunque prima d’intraprenderlo andrà interpellato il medico curante.

Esistono poi fattori di rischio locale come:

  • Fumo
  • Parafunzioni (aggravano i problemi meccanici)
  • Crescita non ultimata: l’osteointegrazione avviene regolarmente, ma l’impianto non segue l’accrescimento osseo e si trova dislocato rispetto ai denti naturali vicini.
  • Aspettative non realistiche
  • Malattie delle mucose
  • Parodontite non controllata
  • Spazio insufficiente in arcata
  • Volume osseo insufficiente e non incrementabile
  • Condizioni estreme di alta o bassa densità ossea
  • Igiene orale inadeguata

Il rigetto in impantologia

Il rigetto di un impianto dentale inteso come reazione avversa ad un dispositivo d’implantologia osteointegrata da parte dell’organismo non è possibile. Chi come me impiega impianti validati CE come gli Straumann  o gli Intralock  sa bene che essi sono realizzati in metallo assolutamente biocompatibile. Ciò che è comunemente definito rigetto, è invece  un’infezione attorno all’impianto che ne porta a fallimento losteointegrazione con conseguente perdita della vite e della protesi da essa supportata. Tale infezione viene detta perimplantite.

I fallimenti possono essere precoci o tardivi. I primi si verificano poco dopo l’intervento d’implantologia; i secondi anche a molti anni di distanza.

I fallimenti precoci, a dire il vero molto rari, sono in genere legati alla scarsa stabilità dell’impianto nell’osso e possono essere motivati dalle più svariate ragioni come ad esempio una cattiva qualità ossea, la masticazione sulla vite nel periodo in cui il medico lo avesse proibito e finanche errori iatrogeni.

I fallimenti tardivi sono per lo più legati ad un’infezione all’interfaccia tra osso e impianto: in pratica i microbi attecchiscono sulla superficie della vite,  colonizzandola progressivamente e innescano in tal modo una reazione infiammatoria da parte dell’osso che finisce per allontanarsi dall’impianto determinandone infine la perdita.

Il “rigetto” implantare ha una insorgenza subdola in quanto nelle prime fasi può essere assolutamente asintomatico. Successivamente il paziente può lamentare sanguinamento, dolore, o la percezione di cattivi odori e infine mobilità della vite e formazione di ascessi.

Il problema della perimplantite è che le terapie per contrastarla non sempre hanno successo e pertanto la prevenzione assume grande valore.

Eseguire scrupolosamente le manovre di igiene prescritte dal medico e sottoporsi a controlli periodici è dunque il miglior modo per combattere il rigetto.

Cosa mangiare dopo implantologia dentale

L’Implantologia a carico immediato è una procedura che prevede il posizionamento di una protesi contestualmente al posizionamento degli impianti che devono supportarla. Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che sollecitazioni eccessive durante la prima fase di guarigione di un impianto dentale possono inficiare il successo di un intervento.

Questo è il motivo per cui trovo opportuno informare i pazienti dei miei studi di Napoli e Caserta – Maddaloni su cosa mangiare dopo un intervento di implantologia a carico immediato.

Innanzitutto bisogna differenziare gli impianti a carico immediato da quelli che hanno anche funzione immediata. I primi hanno protesi che non contattano i denti antagonisti, i secondi invece sono “masticanti”.

Dunque, premesso che la consistenza degli alimenti può essere:

 

Liquida: sostanze fluide che non contengono particelle visibili e che non richiedono alcuna masticazione per essere ingoiate: succhi di frutta, latte, brodo vegetale o di carne, yogurt liquido.

Semiliquida: alimenti fluidi con particelle visibili che tuttavia non richiedono masticazione: gelati, granite, creme, passati, frullati e yogurt.

Semisolida: alimenti che richiedono una partecipazione minima del sistema masticatorio: polenta, uova, carni frullate, ricotta, formaggi cremosi, budini e tutto ciò che, diversamente dagli alimenti semiliquidi, se posto in un piatto, è in grado di mantenere per un po’ la forma del recipiente che lo ha contenuto.

Solida morbida: alimenti che non richiedono una accurata masticazione: pasta piccola e ben cotta, biscotti inzuppati, carne tritata, ortaggi e verdure cotte, frutta matura, senza semi e sbucciata.

Solida: il resto.

 

Ai pazienti che hanno effettuato un impianto a carico immediato semplice consiglio:

Fino al 7° giorno dall’intervento: dieta liquida e semiliquida fresca

Dal 7° giorno fino alla fine del 2° mese: dieta solida senza masticare sulla zona dell’impianto

 

Ai pazienti che invece hanno effettuato una protesi su impianti a funzione immediata consiglio:

Fino al 7° giorno dall’intervento: dieta liquida e semiliquida

Dal 7° al 28° giorno: dieta semisolida

Dal 28° giorno alla fine del 2° mese: dieta solida morbida

Chi può praticare l’implantologia?

Chi può praticare l’implantologia?

 

In odontoiatria l’implantologia è la branca che si occupa del posizionamento di viti in titanio nell’osso mascellare al fine di fornire supporto ad una protesi dentaria. Oltre alle capacità chirurgiche, essa necessita che l’operatore sia anche adeguatamente preparato nel campo protesico in quanto per ottenere un ripristino protesico funzionale ed estetico il posizionamento degli impianti va pianificato in modo coerente.

L’implantologia a Napoli e Caserta, città dove opero, è praticata come in tutta Italia sia da laureati in medicina che in odontoiatria.

Ma, quando ci si affida ad un professionista per una riabilitazione odontoprotesica, è bene sapere che già nel 2009 secondo un parere emanato dalla Direzione Generale delle professioni sanitarie del Ministero della Salute non certo i medici, ancorchè specializzati in chirurgia maxillo-facciale, ma esclusivamente i laureati in odontoiatria hanno le competenze specifiche per redigere un corretto piano di trattamento di implantologia dentale. Questo perché solo nel piano di studi del corso di laurea in odontoiatria è previsto l’insegnamento di “Protesi dentale”. Un medico, anche se specializzato in chirurgia maxillo-facciale potrà impiegare l’implantologia per riabilitazioni protesiche di altro tipo (protesi facciali ad esempio), ma nel campo odontoiatrico potrà agire solo sotto la supervisione di un odontoiatra.

Capitolo a parte meritano invece coloro che esercitano la professione odontoiatrica senza idoneo titolo di studio comunemente chiamati “abusivi”. Costoro, spacciandosi per medici o odontoiatri, operano senza alcuna preparazione con conseguenze facilmente immaginabili.

Ma allora come fare a sincerarsi che gli impianti li stia effettivamente mettendo un odontoiatra? Basta collegarsi al sito della Federazione degli Ordini dei Medici e Odontoiatri, digitare il nome dell’operatore e verificare che sia in possesso della Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentale.

Implantologia computer guidata

Implantologia computer assistita

Con frequenza sempre maggiore i pazienti che necessitano d’interventi implantoprotesici mi chiedono giustamente spiegazioni sull’implantologia computer guidata a Napoli e a Caserta, le due città in provincia delle quali sono ubicati i miei studi. Data la pressione pubblicitaria, la maggioranza delle richieste è inerente alla sistematica Nobel Guide della Nobel Biocare.

Appare quindi necessario spiegare di cosa si tratta.

Preliminarmente vanno puntualizzati due concetti: quello della implantologia flapless e quello dell’implantologia protesicamente guidata.

La chirurgia implantare flapless viene eseguita preparando l’osso e avvitando la fixture implantare senza scollare un lembo, vale a dire senza incidere e allontanare la gengiva per denudare l’osso, e questo implica una guarigione più veloce e senza punti di sutura.

L’implantologia protesicamente guidata è un intervento con cui il posizionamento degli impianti rispetta un progetto protesico preliminare in maniera tale da garantirne una ossequiosa realizzazione.

Chiariti questi aspetti, diciamo che l’implantologia computerizzata consiste nella progettazione dell’intervento di implantologia per mezzo di un software che, una volta acquisiti i radiogrammi del paziente, permette all’odontoiatra di decidere la posizione degli impianti in modo tale da ottimizzare i risultati protesici finali rispettando quindi il concetto dell’implantologia protesicamente guidata. Per ottenere questo risultato, tale posizione viene fedelmente trasferita in bocca per mezzo di una guida realizzata apposta per il caso che “obbliga” il clinico a preparare l’osso e posizionare gli impianti come deciso in precedenza.

La guida inoltre permette di eseguire interventi di implantologia flapless in tutta sicurezza in quanto, garantendo di mantenere invariata la posizione preliminarmente decisa sui radiogrammi per le frese prima e gli impianti poi, risulta superfluo dover esporre l’osso per controllare la direzione con la quale lo si prepara per creare l’alveolo implantare.

Altro grande vantaggio è che essendo progettata sulla base del trattamento protesico finale, la sistematica consente di predisporre anche una protesi provvisoria da collocare sugli impianti subito dopo l’intervento per effettuare il così detto carico immediato. Molto importante è inoltre il fatto che la preparazione dell’osso venga effettuata attraverso frese calibrate, cosa particolarmente utile in prossimità di zone a rischio (nervi, arterie…).

L’implantologia computer guidata però ha anche dei limiti, essi sono rappresentati dalla necessità che il paziente abbia un’apertura della bocca sufficiente ad inserire le frese all’interno della guida, dai costi più elevati rispetto alla tecnica tradizionale e dal fatto di essere generalmente incompatibile con tecniche di rigenerazione ossea.

 

Implantologia, carico immediato o differito?

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Implantologia a carico immediato o differito?

I denti su uno o più impianti possono essere posizionati secondo protocolli diversi: si parla di implantologia a carico differito quando i denti vengono fissati sugli impianti dopo averne atteso l’osteointegrazione e di implantologia a carico immediato quando i denti vengono fissati entro pochi giorni dal posizionamento degli impianti.

In relazione al tipo di impianto impiegato, il carico differito può richiedere di attendere da uno fino a quattro mesi prima di finalizzare il caso con la protesi.

Il carico immediato in genere è preferibile sia invece compiuto entro 72 ore dall’intervento d’implantologia e può interessare singoli denti o intere arcate dentarie.

Negli interventi più complessi è possibile abbinare il carico immediato alla progettazione computerizzata dell’intervento implantare per mezzo della così detta implantologia computer guidata. Con questa tecnologia l’odontotecnico può realizzare una protesi provvisoria e metterla a disposizione del clinico al momento stesso dell’inserimento delle fixtures.

Bisogna poi effettuare una distinzione tra carico immediato funzionale e non: il carico s’intende non funzionale se la protesi posizionata sull’impianto non contatta con i denti antagonisti dell’arcata opposta, mentre il carico è funzionale quando la protesi contatta gli antagonisti potendo quindi essere utilizzata per masticare. Maggiore sarà il numero di impianti collocati, più facile sarà poterli funzionalizzare immediatamente con una protesi dentale. Anche la localizzazione degli impianti influisce sulla possibilità di funzionalizzarli  il prima possibile: più difficile il caso dei singoli denti masticanti, più facile quello dei frontali che, in una dentatura integra, non sono soggetti a sollecitazioni pesanti.

In ogni caso il presupposto per effettuare interventi di carico immediato con successo è che l’impianto abbia una elevata stabilità primaria ovvero sia stato avvitato con notevole attrito nell’osso.

La stabilità secondaria è invece quella che l’impianto consegue al termine del processo di osteointegrazione, quando cioè le cellule ossee lo hanno rivestito ancorandolo definitivamente al proprio tessuto.

Nell’intervallo temporale tra fase primaria e secondaria, la stabilità dell’impianto decresce, perciò nei casi di carico immediato e funzionale è bene comunque seguire particolari attenzioni dal punto di vista alimentare attenendosi alle indicazioni del medico per evitare sollecitazioni eccessive in questa delicata fase di transizione. Infatti se in tale ambito l’impianto dovesse essere sovraccaricato ne verrebbe ostacolata l’osteointegrazione finale.

Infine bisogna sottolineare che il carico immediato non sempre è possibile, vi sono casi in cui il carico dilazionato è obbligato come ad esempio quelli in cui la qualità dell’osso non è sufficiente a garantire elevata stabilità primaria.

Cosa è un impianto dentale?

Un impianto è un dispositivo medico integrato nell’osso che serve da supporto per una protesi.

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Cosa significa “implantologia osteointegrata”?

La moderna implantologia prevede che l’impianto si solidarizzi con l’osso senza l’interposizione di altri tessuti. L’osteointegrazione è il fenomeno attraverso il quale le cellule dell’osso colonizzano la superficie implantare permettendone un ancoraggio tale da supportare le riabilitazioni protesiche del caso.

Come è fatto un impianto dentale?

Per lo più si tratta di una vite cava alias “fixture” realizzata in titanio puro, o più di rado in altri materiali bioinerti, che trova alloggiamento nell’osso dopo adeguate procedure chirurgiche. Nella cavità della fixture viene poi avvitata una componente secondaria che sosterrà la protesi del caso.

Mettere un impianto dentale fa male?

Mai. Durante l’intervento di implantologia non si sente dolore. Si percepiscono solo un po’ di vibrazioni. Al risveglio dall’anestesia è naturalmente possibile accusare un indolenzimento che comunque può facilmente essere dominato seguendo la terapia prescritta dal medico.

Cosa è il rigetto di un impianto?

Ogni impianto è realizzato per legge con materiali assolutamente biocompatibili. Non è possibile quindi che il sistema immunitario riconosca tale materiale come estraneo rigettandolo, come invece succede nei casi di trapianto d’organo, per intenderci. Ciò che molti definiscono rigetto e che può manifestarsi con dolore, sanguinamento e gonfiore della gengiva attorno ad un impianto che si muove fino al punto da dover essere infine rimosso è piuttosto una infezione all’interfaccia tra osso e fixture. Tale evenienza può avvenire precocemente o a molti anni di distanza dal posizionamento. Affidarsi a mani qualificate pone al riparo dalla prima evenienza, effettuare controlli regolari e attuare adeguate manovre di igiene dentale pone al riparo dalla seconda.

Quanto costa un impianto dentale?

I prezzi di un intervento d’implantologia variano in base al piano di trattamento. Nel caso più semplice di sostituzione di un singolo dente il prezzo di un impianto con corona parte da 1200,00 euro. Se poi bisogna ricorrere a terapie più complesse indubbiamente i costi salgono. Bisogna anche considerare che i costi sono funzione dei materiali impiegati: nel mio studio impiego impianti Straumann il cui uso è convalidato da decenni di studi clinici e naturalmente i costi di questa sicurezza sono ben diversi da quelli della concorrenza cinese utilizzata da qualche collega che disinvoltamente si definisce implantologo.

Quanto dura un impianto dentale?

Gli studi in letteratura riportano che a dieci anni la sopravvivenza di un impianto oscilla mediamente attorno al 95% ma nella pratica gli impianti hanno durate ben più lunghe.

Fumo e impianti dentali

E’ risaputo che il fumo fa male. E lo fa anche nell’ambito dell’implantologia. Sia nel periodo di guarigione che durante quello di funzionalizzazione dell’impianto fumare riduce il tasso di successo dell’intervento. In generale diciamo che sarebbe auspicabile consumare al massimo 5-6 sigarette al giorno.

 

Perché rimettere i denti mancanti?

La mancanza di uno o più denti è un problema assai frequente. Ciò che spesso accade è che se vengono a mancare i denti anteriori si cerca immediatamente di correre ai ripari. Se invece mancano quelli posteriori spesso si procrastina la loro protesizzazione perché “tanto non si vedono”.

Certo l’immagine è importante ma lo è anche la salute: ciò che molti ignorano è che i denti sono tra loro in equilibrio. Un dente perso non comporta solo un danno estetico, ma anche un problema funzionale che se non affrontato per tempo può recare ulteriori danni.

Lo spazio che si viene a creare dopo la rimozione di un dente viene “sentito” dagli altri elementi che si spostano per trovare un nuovo equilibrio. Gli spostamenti possono condurre alla comparsa di spazi tra i denti residui o alla loro inclinazione nonché all’estrusione degli antagonisti.

Gli spazi tra i denti facilitano l’accumulo di cibo e conseguentemente l’insorgenza di carie interdentali e problemi gengivali. L’inclinazione dei denti, particolarmente frequente a carico dei molari, conduce ad ulteriori problemi gengivali in quanto tale spostamento ostacola le manovre di igiene e fa scaricare le forze della masticazione in maniera lesiva sulla radice. Nella ortopantomografia seguente ad esempio sono evidenti l’inclinazione dei molari inferiori, la mancanza di spazio per protesizzare i denti persi (un premolare ed un molare per lato) ed una profonda tasca (freccia).

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L’estrusione dei denti antagonisti a quello rimosso esita nell’occupazione dello spazio lasciato da quest’ultimo e nella conseguente progressiva impossibilità di rimetterlo.

Inoltre, dopo l’estrazione di un dente, l’osso che ne circondava la radice si riassorbe e ciò conduce a difficoltà via via sempre maggiori nel poter collocare in seguito un impianto dentale al suo posto. Si determinano altresì scoperture della radice degli elementi attigui foriere, queste ultime, di ipersensibilità e maggiore rischio di carie al colletto. Nell’immagine successiva è visibile l’estrusione dei denti con conseguente carenza di spazio per poter ripristinare gli antagonisti e la perdita di osso all’emiarcata inferiore dx, particolarmente evidente se raffrontata a quella sx.

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La perdita di un maggior numero di elementi può poi condurre a masticare da un solo lato con sovraccarico delle articolazioni e dei denti residui. Nel primo caso compariranno dolori e rumori articolari, nel secondo si rischia di avere denti che dondolano e denti che si allargano sempre più.

In ultima analisi rinunciare via via ad una dentatura funzionalmente valida significa rinunciare ad una componente determinante per avere una soddisfacente qualità di vita mentre rimpiazzare i denti persi significa aver cura di sé evitando un deterioramento della propria salute e interventi progressivamente sempre più complessi.

E ciò vale per i giovani come per gli anziani. Infatti grazie alle svariate tecniche a nostra disposizione, dalla capsula fissa su impianto alla protesi mobile tradizionale, per ogni paziente esiste la soluzione giusta.


Gli studi

NAPOLI: Nato nel 2000, grazie al consenso sempre maggiore col quale i nostri pazienti ci onorano, è stato di recente ampliato in modo tale da garantire l’erogazione delle cure in un ambiente che sia quanto più confortevole possibile.

MADDALONI: Nato nel 2013, situato in centro, è attrezzato con apparecchiature all’avanguardia, facilmente accessibile anche a portatori di handicap e si pone l’obiettivo di essere punto di riferimento per l’erogazione di terapie dall’alto standard qualitativo.


Sede di Napoli: via Edoardo Nicolardi 110.Tel: +39 081 743 37 86

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presso gli studi è attivo un servizio di trasferimento chiamata che permette ai medici di essere costantemente reperibili quando non presenti nelle strutture.
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